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l ratto di Persefone

 

Ai tempi antichi, quando gli immortali calcavano questa terra con il loro augusto piede, tanti erano i problemi per le dee giovani e belle. Spesso queste grane si trasformavano in tragedie. Poche di queste storie si concludevano con un lieto fine, più spesso avevano un epilogo dolce e al tempo stesso amaro.

Persefone o Kore, “la fanciulla” (nella mitologia romana, Proserpina), è figlia di Demetra e Zeus. Il nome latino della giovane dea, deriva direttamente dal verbo “proserpere” che sta per crescere, avanzare o estendersi. Infatti, nella originaria versione greca, Persefone rappresenta il grano verde, appena spuntato, mentre la madre è simbolicamente accomunata al grano maturo.

È inevitabile che una bellezza simile a quella di Persefone non susciti qualche desiderio. A perdere il bene dell’intelletto innamorandosi totalmente è Ade, l’invisibile, il dio dell’Oltretomba, signore dei morti. Ade decide di rapire Persefone per farla sua.

La giovane immortale sta raccogliendo dei fiori in una verde pianura della Sicilia, a pochi chilometri da Enna, accanto all’attuale Pergusa, lago alimentato da una serie di ruscelli. La accompagna l’amica Ciane. All’improvviso la terra si spalanca davanti alle due per lasciare il passo al dio dei morti alla guida di un carro trainato da quattro cavalli neri come la pece. Tutto si risolve in un attimo. Nell’aria rimangono solo le ultime grida di disperazione della dea fanciulla. La quadriga infernale sparisce inghiottita dalla voragine portando Ade e la disperata Persefone. Ciane che aveva tentato di bloccare la corsa del carro, viene trasformata in fonte d'acqua dal dio degli inferi. Da quel momento le acque del Ciane scorrono circondate dal verde e dai papiri fino a Siracusa.

La mamma Demetra, saputo del rapimento di Persefone, inizia a vagare per il mondo in cerca della figlia. Si dispera, urla, corre da un capo all’altro della terra per nove giorni ma non la trova. In una delle tappe della sua ricerca arriva nella zona dove sorgerà Trapani. Lì Demetra perde la sua falce. Da allora lo strumento ha guidato la formazione del paesaggio e il suo profilo falcato ha caratterizzato lo sviluppo della città.

La dea-madre viene aiutata da Ecate che le suggerisce di chiedere informazioni a Elios, il sole, l’unico che è riuscito a scorgere l’aspetto del rapitore. Così Demetra viene a conoscenza di tutti i particolari. Chiede aiuto agli altri dei dell’Olimpo e per forzare la mano a Zeus fa in modo che la terra non dia più frutti e la conseguente carestia mette in pericolo gli uomini.

Il re degli dei decide quindi di agire. Ordina ad Ade di riportare la fanciulla sulla terra. L’intrigo però si complica. Lo stesso Ade non vuole separarsi definitivamente da Persefone, quindi fa mangiare alla giovane dea alcuni chicchi di una melagrana. Per legge divina, chiunque mangi qualcosa nel Regno dei morti non può più ritornare fra i vivi. A zeus non rimane che porre rimedio, anche se parzialmente, alla faccenda. Persefone può tornare sulla terra per otto mesi. Il resto dell’anno deve restare negli inferi.

Da qui l’alternanza delle stagioni in Sicilia. Quando Persefone è sulla terra, da marzo a ottobre, i migliori per l’isola, la natura si risveglia e dà frutti. Quando la giovane dea è nel Regno dei morti, da novembre a febbraio, ci si trova in autunno e in pieno inverno.

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