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ocalo, Dedalo e Minosse Dedalo il grande architetto, inventore oltre che celebre scultore, due
sovrani, Cocalo e Minosse, poi gli dei che si giocano
degli uomini, i tanti stratagemmi, il dilemma della conchiglia e del
filo, infine... affogare e bollire un grande Re per risolvere ogni problema. A condire questa storia, tensioni d'amore, d'amicizia,
divinità indispettite, inganni e tragiche morti. L'inizio? C'erano una volta... tori e vacche, ali di penne e cera, la fuga, l'astuzia, l'inganno, la tragedia
Dedalo fugge da Atene dove è ricercato perché sospettato
dell'omicidio di un nipote: troppo geloso dell'estrema maestria del
ragazzo, lo avrebbe fatto fuori. Minosse invoca
Poseidone per avere un magnifico toro da immolare per un sacrificio
divino. Il dio marino esaudisce il desiderio ma l’animale è così bello
che lo stesso Minosse non se la sente di sacrificarlo, così fa uccidere
un altro toro. La regina smania, vuole il toro a tutti i costi, così chiede aiuto a Dedalo il quale l'accontenta cacciandosi però in guai seri. Grazie alla sua perfetta maestria,
l'architetto e scultore costruisce un simulacro di vacca in legno, cavo
all'interno e con un'apertura posteriore. Dentro ci si nasconde la
regina Pasifae che assume una posizione tale da essere penetrata dal
toro quando questo, invogliato dalla vacca-simulacro, la monta. Da questa unione nasce però un mostro, il Minotauro. Così Dedalo deve costruire il labirinto per ordine di Minosse, in modo da imprigionarvi dentro la terribile creatura ed evitare che rimanga in giro con pericolo per la popolazione. Il resto della celebre storia la si conosce già. Dedalo e il figlio Icaro vengono buttati nel labirinto perché hanno aiutato Teseo e Arianna a uccidere il Minotauro, poi la fuga di padre e figlio con le ali fatte di penne incollate con la cera, ma Icaro precipita perché alzandosi troppo in volo si avvicina al sole e il calore fa sciogliere la cera delle sue ali. Dedalo sconsolato vede sprofondare il figlio in mare, le sue ali disfatte. Plana vicino alla superficie del Mediterraneo e del Tirreno, giunge
prima nell'area
napoletana dove si ferma, poi si trasferisce in Sicilia, nella città sicana di Camico dove diviene amico del Re
Cocalo. Ma per Minosse la caccia non è finita, vuole catturare il fuggitivo Dedalo. Manda ovunque messaggi e lui stesso si muove utilizzando uno stratagemma: chiede la soluzione di un dilemma, far passare il filo tra le spire di una conchiglia spiraliforme. Sa che Dedalo conosce la soluzione del dilemma. Quando Minosse approda in Sicilia e si incontra
con Cocalo, il quesito viene posto anche al Re sicano. Ques'ultimo si
fa aiutare, appunto, dall'amico Dedalo che attacca il filo a una
formica e la introduce nella conchiglia al cui capo estremo ha posto
una goccia di miele: la formica attratta dal liquido ambrato
trascina con sé il filo ed esce dal buco alla sommità della conchiglia. Ed ecco la tragica fine Aspettando che Cocalo gli porti il fuggitivo, Minosse viene attratto
da un invito delle tre figlie del sovrano siciliano: come rifiutare di andare con le giovani a farsi un bagno caldo
nell'acqua termale delle sorgenti che sorgono in zona? No, non si può, così le segue pregustando la serata. Le tre donne lo portano alla vasca, lo spogliano, lo adulano, lo allettano con piacevoli promesse e poi lo fanno immergere nell'acqua ben calda riuscendo a tenercelo dentro (forse troppo stordito da vini o altre sostanze?) mentre continuano a versare acqua sempre più bollente fino a ucciderlo. Un'altra versione del racconto narra che le tre principesse versarono su
Minosse della pece liquida e rovente uccidendolo così in modo ancora più orrendo. Comunque, le tre giovani nobildonne cercano subito di inventare una scusa plausibile,
raccontano che il Re di Creta è scivolato finendo nel liquido
mortalmente bollente. La spiegazione data sulla morte di Minosse non convince i cretesi che reagiscono e attaccano la fortezza di Camico: vogliono punire Cocalo, conquistarne il Regno espugnando la città. L'impresa però non riesce nonostante cinque anni di assedio. La cittadella fortificata progettata da Dedalo, al cui interno stanno al sicuro i vertici politici e il Tesoro Reale dei Sicani, si rivela imprendibile. I
cretesi, in disfatta per i ripetuti, infiniti e inutili attacchi portati alla
città, sono rimasti anche senza navi. Si allontanano e in Sicilia fondano Minoa ricordando con questo nome il loro defunto Re Minosse. Come per tutte le leggende, c'è un fondo di verità che poggia su diverse
storie riallacciate in un'unica
narrazione, come è stato fatto, per esempio, da Diodoro Siculo. Il confronto militare fra cretesi giunti in Sicilia e i Sicani, avvenne sul serio. Al centro della contesa
le aree minerarie preziose per lo zolfo e le vie della distribuzione
del sale, oltre che delle saline. Guerra che vide strenue lotte per ottenere il dominio sul territorio del Kratas con la stazione termale dell’Alabon (Carabollace
- Sciacca/Agrigento - la zona fu servita dall'ex linea ferroviaria a
scartamento ridotto Castelvetrano-Porto Empedocle inaugurata nel 1962 e
chiusa nel 1986) e le stufe vaporose del Monte Kronio,
successivamente Monte San Calogero, a sette chilometri da Sciacca: qui
oggi è visibile l'Antiquarium-Stufe di San Calogero, antico complesso
termale e grotte di origine carsica. La "Stufa" (nell'ultima foto a lato di questa pagina)
è una grotta di oltre nove metri di lunghezza per oltre quattro di
larghezza e altrettanti in altezza. La leggenda narra che questo luogo sia
stato scavato e preparato proprio da Dedalo per approfittare delle
acque termali e sfruttarle, ambienti con temperatura interna fra i 36 e i 42 gradi centigradi... lì
dove forse fu ucciso Minosse. Proprietà intellettuale e copyright © Giuseppe Maria Salvatore Grifeo |
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