La Famiglia incisa nella pietra e nelle colonne

Storie e ricordi che rimarranno per altri secoli. Segni indelebili nell'architettura e nella tradizione

di Giuseppe Grifeo

(Luoghi Grifeo, seconda sezione)

(Castello Grifeo a Partanna)

(Il gruppo scultoreo della Cattedrale di Mazara)

(Monumento Grifeo a Palermo)

sistono altri luoghi che recano tracce dei Principi di Partanna, a volte evidenti come un palazzo o come un'intera borgata, altre volte nel nome di strade, teatri, piccoli edifici. In alcuni casi al posto delle "prove fisiche" sono rimasti solo i documenti o i ricordi.

Tanti gli esempi possibili. Di seguito una panoramica su alcuni di questi, altrimenti la lista si allungherebbe troppo.

Uno dei casi più evidenti viene dalle immediate vicinanze di Palermo, nel quartiere di Partanna, accanto Mondello (da cui Partanna-Mondello), fondato grazie a Girolamo I Grifeo, V Principe di Partanna e alla moglie Laura La Grua, figlia di Vincenzo Principe di Carini. Questi illustri avi avevano lì edificato la loro villa suburbana come avevano fatto molte delle altre nobili famiglie del palermitano, in territori circostanti la città, fuori dal nucleo urbano per isolarsi in contrade riposanti. La denominazione Partanna fu scelta come riferimento al Feudo e al titolo principali della Famiglia. Mondello divenne poi territorio di sviluppo, soprattutto dalla fine dell'800, dopo la bonifica delle paludi. Da citare le ville liberty che qui vennero edificate dalle facoltose e nobili famiglie che gravitavano attorno alla Capitale siciliana.

Ancora più importante la presenza della Famiglia a Napoli. Basta solo dire Parco Grifeo e l'evidenza sta tutta davanti ai propri occhi. Oggi è zona residenziale di pregio, immersa nel verde, prima era invece una fetta della città partenopea di esclusiva proprietà Grifeo. Poi, Villa Floridiana, appartenuta alla Principessa e Duchessa Lucia Migliaccio, vedova di di Don Benedetto Maria Grifeo VII Principe di Partanna, sposata in seconde nozze morganatiche (Palermo 27-11-1814) con Re Ferdinando IV di Borbone (Napoli 1751 - 1825).

Sempre a Napoli, fa bella mostra di se il magnifico Palazzo Partanna, (nella foto a sinistra), a piazza dei Martiri, oggi sede della Confindustria campana.

Nel capoluogo campano invece, su corso Vittorio Emanuele, a poca distanza da Villa Floridiana e da via Parco Grifeo, non esiste più il villino del 1865 a due piani e ampia terrazza verso il mare, di Salvatore Grifeo, Principe di Palagonia (altro titolo per un altro ramo della Famiglia). Nello stesso punto, ai civici 133 e 135 del corso, grazie a un atto di concessione stilato nel 1869 dallo stesso Principe Salvatore, suo cugino il Conte Benedetto Grifeo iniziò a costruire  due palazzi. Oggi in uno di quegli edifici, al 135 di corso Vittorio Emanuele, sta il magnifico Grand Hotel Parker's.

Altro luogo Grifeo, la Basilica di Santa Maria Maggiore a Ispica. Voltandosi verso la Cappella sinistra del transetto, dove è custodita la venerata immagine del Cristo alla Colonna, miracolosamente salvata dal terremoto del 1693, bisogna sollevare lo sguardo verso l'arco d'ingresso a questo ambiente laterale. Nella chiave dell'arco c'è il grande scudo quadripartito del Principe Francesco Saverio Statella, anteriore al 1754: nel primo quarto sta lo stemma statelliano, nel secondo quello della moglie Grifeo di Partanna, nel terzo e quarto quelli dei nonni, Beccadelli e Gaetani.

A Caltagirone (CT) una via Grifeo, traversa di via Vittorio Emanuele, è dedicata all'intera famiglia, presenza importante per la Città-Regina della ceramica. Nello stesso Centro invece è Scomparso il Teatro Grifeo, in piazza Municipio, sventrato e stravolto nel frontale per farne il moderno Palazzo della Ceramica. E ancora, sempre sul via Vittorio Emanuele, partendo da piazza Municipio per dirigersi verso la Basilica di San Giacomo, si incontrano: a sinistra, una mostra permanente della ceramica ed un Presepe monumentale di 200 mq, il più grande d’Italia; quasi di fronte a questo si erge Palazzo Grifeo (accanto via Grifeo), a poca distanza dal Palazzo delle Poste.

Si tratta di un edificio pregevole in stile liberty, il cui restauro è stato quasi ultimato durante il Natale 2006.

Edificato nel 1908 e chiamato inizialmente Palazzo Primavera per le sue decorazioni esterne, questo edificio e il precedente che ne occupava lo stesso spazio, erano proprietà della Famiglia Caldarera, Marchesi di Camemi: tutto passò in mano Grifeo con il matrimonio di Agata Caldarera con Leopoldo Grifeo (nato nel 1822, tenuto al Sacro Fonte da S. A. R. il Principe Leopoldo di Borbone e da Lucia Migliaccio e Borgia - moglie morganatica del Re Ferdinando IV, precedentemente vedova di Benedetto III Grifeo -, beneficiario del Decreto reale del 1901 inserito in questo sito alla sezione Decreti).

Ma a Caltagirone i segni lasciati dalla Famiglia sono diversi, come il Palazzo in via Roma 161 (foto a destra) con tanto di stemma Grifeo sul finestrone centrale al primo piano, affiancato da grifoni stilizzati (sotto, immagine del particolare).

In questo edificio, l'8 marzo del 1904 nacque nonno Peppe, o meglio, nonno Giuseppe Grifeo che l'11 settembre 1926 sposerà nonna Sebastiana Gandolfo dei Baroni di San Giuseppe.

Cosa dire poi di Palazzo D'Aumale, a Terrasini, costruito nel 1835 da Don Vincenzo Grifeo, oggi Museo Regionale di Storia Naturale e Mostra permanente del Carretto Siciliano. Il Comune della provincia palermitana acquistò la sua dimensione definitiva nel XIX secolo, grazie al decreto del 17 ottobre 1836 emanato da Ferdinando II di Borbone, Re di Sicilia.

 

Il Monarca stabilì che il Villaggio di Favarotta cessasse di far parte del comune di Cinisi e venisse aggregato fino al mare al comune di Terrasini. Il feudo di Terrasini appartenne alla Famiglia dei Principi La Grua Talamanca di Carini dal 1357 al 1599.

Nel 1716, dopo una lunga pausa fatta di alterne vicende, anche giudiziarie, gli stessi La Grua ne ottennero nuovamente l'investitura.

In tutto questo si inserirono i Principi Grifeo, molto legati ai Principi di Carini. Palazzo D'Aumale fu edificato nel 1835 da Don Vincenzo Grifeo, grazie a un atto stipulato con i pescatori di Terrasini che in questo modo gli concessero l'uso del terreno per la costruzione dell'edificio.

 

Per il Palazzo venne adottato lo schema tipico della cantina borbonica di Partinico, molto diffusa per le strutture agricolo-commerciali di quel periodo. L'immobile passò poi, per essere esatti nel 1860, al principe Henry d'Orleans, duca d'Aumale, quarto figlio di Luigi Filippo, re di Francia e di Maria Amelia di Borbone.

 

Non c'è più, invece, il magnifico Palazzo Grifeo a Palermo. Si trovava in posizione dominante sulla storica piazza Marina. è rimasta solo l'immagine qui a fianco: vi è raffigurato il fregio centrale della facciata, con gli scudi Grifeo e Migliaccio. Il grande edificio venne letteralmente sventrato durante la Seconda Guerra Mondiale nel corso di un bombardamento Alleato. Ne rimase in piedi solo la facciata monumentale: era pericolante e fu abbattuta riducendo in polvere il grande stemma trionfale in pietra bianca che ne dominava la struttura. A ricordare oggi la presenza dello storico stabile sono rimaste la strada "Salita Partanna" che originariamente portava alla Dimora Grifeo e quella che prima era la dependance del Palazzo, un basso edificio adesso sede di vari enti.

Sono da ringraziare alcuni studenti della Facoltà di Architettura dell'Ateneo palermitano che, per missione loro affidata dall'Università, stanno cercando di fare luce su una villa/baglio settecentesca con annessa una piccola cappella, situata nei pressi di Villagrazia di Palermo nella zona di via Aloi, denominata casa Grifeo/Graffeo. Dovrebbe essere la villa che sorge in contrada Falsomiele (immagine qui a fianco). Speriamo che riescano a rintracciare la storia dell'edificio e altre sue immagini. Gli studenti in questione devono arrivare a redigere un regesto storico sull'immobile, nonché individuare l'originario costruttore e/o committente di tale villa.

Nel materiale documentario oggi in possesso della Famiglia (monco del grande archivio ormai perduto), sembra proprio non esservi traccia di tale costruzione.

Oltre che per la magione famigliare di Palermo, ormai inesistente, si profila il medesimo, triste destino anche per Palazzo Carcaci-Grifeo-Partanna (1735) di Viagrande, cittadina sul versante catanese dell'Etna. Da anni l'antica dimora versa in pessime condizioni. Il Comune ha più volte rivolto un appello alla Protezione Civile (l'edificio cede inesorabilmente, anno dopo anno) e alla Regione Sicilia, la stessa che anni fa concesse alla cittadina un finanziamento per l'acquisto del Palazzo.

Ecco cosa ha scritto il 17 maggio 2006 Paolo Licciardello per il quotidiano La Sicilia: "Il mastodontico progetto di ristrutturazione che prevedeva,inizialmente, una spesa di circa 7 milioni di euro, non è stato mai finanziato.

Con il trascorrere degli anni il palazzo si è ridotto a una cadente struttura, violentata dai predoni delle opere d’arte (rubati tutti i gradini di marmo e di pietra lavica che rivestivano le scale, le ringhiere, le volte, i capitelli e tutto quanto di prezioso esisteva), con l’ultimo assalto fallito che risale a qualche domenica fa.

Addirittura l’intero edificio rischia di crollare, dopo che sotto gli occhi di tutti, hanno ceduto alcune pareti e anche i tetti di due ampi saloni che si affacciano su un condominio di via Garibaldi, l’antica "via-grande" dove i nobili d’un tempo realizzarono le loro sfarzose residenze estive.

Palazzo Carcaci-Grifeo-Partanna, è riportato in quasi tutti i testi di architettura e viene citato nella guide di Viagrande e anche in quella uscita qualche giorno fa e presentata dall’assessore Orazio Raciti nella manifestazione 'Viscalori in fiore'. Se però la situazione continua a restare ferma, se non interviene urgentemente la Protezione civile, alla quale molto saggiamente il sindaco Vera Cavallaro ha lanciato l’allarme, da qui a qualche mese, l’unica testimonianza che rimarrà del menzionato Palazzo, saranno soltanto le foto".

 

A Marsala (Tp), come segnalato dall'architetto Saluzzo basandosi sull'immagine qui a lato, una lapide testimonia la presenza di una Grifeo nella Cattedrale, all'interno della cappella di San Cristoforo, ma proveniente dalla chiesa del Carmine. la data incisa sul marmo è il 1552.

 

La lapide si riferisce a una Costanza Grifeo, sposata con un personaggio di famiglia nobile probabilmente di Marsala (forse un Barbarà, stando alla traduzione inserita qualche riga più in basso - il cognome e il testo dell'incisione potranno essere verificati solo andando a vedere direttamente la sepoltura - dalla foto è indecifrabile, anche attraverso l'analisi dello stemma). "Araldicamente" parlando e mettendo il tutto in termini semplici, quando uno stemma rappresenta l'unione di due componenti di altrettante famiglie, viene disegnato un nuovo emblema, con l'insegna araldica del maschio nel primo partito (sinistra per chi guarda, ma a destra per chi dovesse imbracciare lo scudo) e quella della femmina nel secondo (in posizione opposta).

 

Di seguito il testo in latino della lapide:

MARMOREUM CRIPTAPCOR COSTANTIA SAXUM
LEVE NAM DUELCI SUEM COMITATA NURV

ME TIBI SUPOSVIT BALDASSAR BARBARA SIS
LABARA MOX PAULI IUGIS OSA SUE

Tradotta così da Gianni Alagna:


Io Costanza Grifeo ti prego, marmorea lapide, sii leggera infatti sono accompagnata dalla dolce nuora.


Baldassare Barbarà nato Lazara seppellì sotto di te me e subito dopo le ossa di sua moglie Paola.

 

Sempre a Marsala (Tp) un altro segno lasciato dalla Famiglia. L'informazione arriva da Francesco Anca:  "A Marsala due sono le tracce di una presenza dei Grifeo nel territorio: nel Duomo un bel marmo policromo reca lo stemma di un Vescovo Grifeo e nel loggiato del palazzo comunale vi è una lapide commemorativa di un privilegio concesso alla città (la memoria non mi aiuta né sulla data, né su quale Sovrano). Scolpiti nel marmo vi sono i nomi dei giurati o decurioni del Comune di Marsala, tra questi vi è Michele Sala Grifeo ex Barone Partanna". Non resta che trovare maggiori particolari su questa targa marmorea commemorativa, i riferimenti cronologici, il testo completo (sarebbe grande cosa) e i nomi dei personaggi citati. Grazie al dottor Anca che, se l'intuizione è esatta, dovrebbe essere un Sala per parte di madre.

 

A Firenze si trovano via Federico Grifeo, l'Asilo Nido Grifeo in via delle Lame, una scuola materna Grifeo, alla Nave a Rovezzano, in via Villamagna. Nel 1989 quest'ultima fu occupata per sei mesi (era in disuso da due anni e il Comune non si decideva a farne il progettato centro per diversamente abili) dal Centro Popolare Autogestito Firenze Sud.

Queste fiorentine sono intestazioni che vogliono ricordare un componente della Famiglia nato proprio a Firenze, il Conte Federico Grifeo (25 aprile 1894-1917), bersagliere, Medaglia d'Oro per comportamento eroico nel Primo Conflitto Mondiale. Nel Battaglione Arditi dell'11° Federico si distinse sul Carso durante i combattimenti del 20 aprile 1917. A Flondar, il 25 maggio dello stesso anno venne ferito a morte dopo che riuscì a catturare parecchi nemici. la Medaglia d'Oro gli venne conferita alla memoria il 5 maggio 1918.

C'è una via Federico Grifeo anche a Isola Sacra, frazione di Fiumicino (RM).

A Castelvetrano (Tp), lo stemma con le armi unite Tagliavia e Grifeo è raffigurato in una statua della chiesa dell'Annunziata del 1468. La Base della scultura a cui ci si riferisce riporta a rilievo, sul lato sinistro di chi guarda, lo stemma dei Tagliavia e sul lato destro quello dei Grifeo. Si tratta quindi di un maschio Tagliavia che sposò una Grifeo.

A Mazara del Vallo (Tp), numerose le tracce Grifeo (vedere sezione sulla Cattedrale di Mazara). Nel tesoro vescovile del Museo Diocesano (via dell'Orologio), fa bella mostra di se il corredo di Francesco Maria Graffeo (1685 - 1695) che nello spazio internet riferito al Museo stesso (all'interno del sito comunale - sezione turismo - sottosezione musei) viene definito come "Uno dei più munifici vescovi per il Tesoro di Mazara".

Molti oggetti "recano il suo stemma, caratterizzato da un grifone - prosegue la descrizione del sito web a firma Maria Concetta Di Natale - Un ostensorio con raggiera, ornata da diamanti e zaffiri e sei vasi, che originariamente dovevano ornare l'altare, completi di frasche, candelieri e calici. Il grifone è un animale fantastico dalla doppia natura terrestre e aerea, in cui convergono due elementi vitali, entrambi prestigiosi e regali; avendo commisti caratteri anatomici di aquila e leone, dell'una e dell'altro mantiene le peculiari note di supremazia e decoro, vigilanza e coraggio. Tra gli arredi personali di questo vescovo non mancano i parati sacri, e sarà stato certamente vistoso attributo del suo più sontuoso piviale la bellissima fibula di rubini e diamanti, con al centro il monogramma del nome di Gesù".

Sempre a Mazara si deve considerare la Chiesa di San Vito a Mare, sulla scogliera. Edificata nel 1776 sui ruderi dell’antica chiesa normanna ispirata da Giovanni Grifeo, capostipite siciliano della Famiglia, compagno d'armi del Gran Conte Ruggero. La leggenda narra che l'area della scogliera dove sorge la piccola chiesa, sia proprio il punto da dove il giovanissimo San Vito si sia imbarcato per andare a Roma e affrontare il martirio, la morte.

A Petralia Sottana (Pa) c'è un Cinema Grifeo in corso Agliata 108.

Infine una curiosità: un allevamento canino del napoletano, il Gran Grifeo o Allevamento del Grifeo, ha questo nome in quanto i titolari abitano in via Parco Grifeo, nel capoluogo partenopeo.

L'elenco potrebbe continuare, ma è bene fermarsi qui per non dilungare eccessivamente questa pagina.

(Luoghi Grifeo, seconda sezione)

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